Intervista di Davide Maino a Sergio Serapioni
25/03/2013
Link all’intervista originale: “L’età dell’universo nei calcoli dell’ingegnere“
Sergio Serapioni ci spiega perché il risultato ottenuto dal team di Planck rappresenta una autorevole conferma del valore che lui stesso aveva calcolato diversi anni fa
Si è appena conclusa la conferenza stampa presso il quartier generale dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) di Parigi in cui sono stati presentati i primi risultati di interesse cosmologico derivati dalle osservazioni del satellite Planck. Lanciato nel 2009 dalla base di Kourou (Guyana Francese), Planck ha scandagliato le profondità dell’Universo studiando il segnale più prossimo al Big Bang: la radiazione cosmica di fondo, quella tenue radiazione che permea tutto lo spazio e che giunge ai nostri strumenti da un lontano passato quando l’Universo aveva solo 380.000 anni.
Tra i tanti risultati, Planck ha fornito un nuovo e più accurato (di circa un fattore due) valore dell’età dell’Universo che risulta essere pari a 13,82 miliardi di anni, leggermente più alto rispetto alle precedenti misure ottenute con il satellite WMAP della NASA. È questo un risultato importante per gli addetti ai lavori ma anche forse per noi, gente comune che ci rendiamo conto ancora di più della vastità dell’Universo in cui viviamo. Parliamo di questo, appunto, con “uno di noi”, l’ingegner Sergio Serapioni, valente imprenditore lombardo con alle spalle una carriera di successo nel campo dei lieviti, ma con un pallino speciale: la fisica.
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L’età dell’universo nei calcoli dell’ingegnere