Qualche precisazione, correzione ed un riassunto dell’ultimo libro di Sergio
Con questo breve articolo, Riccardo Pertici, che ha curato la prima parte di “La massa oscura e lo spazio a 5 dimensioni”, intende fornire una più semplice chiave di lettura dell’universo di Serapioni, frutto di una più matura esperienza a contatto con le sue teorie.
Nel procedere per step logici, si cerca di riempire quei piccoli vuoti e di creare un filo logico per quei concetti che potrebbero apparire come calati dall’alto, intessendo così una tela completa e, si spera, guidando con ancor maggior sicurezza coloro i quali come l’autore dell’articolo, provengono da background e formazioni completamente diversi da quelli della fisica (nel caso dell’autore dell’articolo parliamo di un background di economia) dovendo quindi partire dalle basi o quasi, fornendo al contempo un quadro completo in cui tutti i complessi calcoli dell’ingegnere possano andare ad inserirsi.
Una specie di bigino del Serapioni insomma, utile per una rapida rilettura e revisione o quantomeno per poter avere un’dea generica dei concetti chiave dell’argomento trattato, in seguito da approfondire con ulteriori letture nella nostra sezione Download.
L’elemento più basilare nella costruzione del modello di spazio proposto da Serapioni è l’ente. Esso corrisponde semplicemente ad un punto in tale spazio.
Una volta posizionato un primo ente ed aggiungendone un secondo, potremo inziare a definere una distanza fra i due, alla quale corrisponderà anche un tempo necessario a percorrere tale distanza. Potremo inoltre stabilire una direzione.
Concatenando una lunga serie di enti nella medesima direzione, andremo a definire una linea retta e, svolgendo la medesima operazione seguendo direzioni ogni volta differenti potremo andare a definire le dimensioni presenti nel nostro spazio.
Viene a questo punto da domandarsi quante siano effettivamente le dimensioni totali. A tale fine è opportuno vedere come l’idea stessa di spazio si sia evoluta nel tempo.
Tre sono i principali modelli che andremo ad analizzare: il primo, quello Galileiano, ci offre i tradizionali 3 assi XYZ, a noi forse più familiari come lunghezza, larghezza ed altezza. Tale sistema, adeguato per misurazioni di tutti i giorni, risulta essere sempre meno accurato più ci avviciniamo alla velocità della luce. Ciò significa che le teorie di Galileo (chiamate in fisica gruppo) saranno caso limite di un altro gruppo e valide solo in quegli scenari in cui la velocità della luce può, per semplificazione, considerarsi infinita.
Per risolvere tale limitazione è stato introdotto un secondo gruppo della fisica, il gruppo di Lorentz. Esso tiene conto di una velocità della luce finita ed introduce il tempo come costante fondamentale, tuttavia ignora ancora la finitezza del raggio dell’universo, ai tempi incorrettamente considerato infinito. Il gruppo di Lorentz è infatti caso limite di un nuovo gruppo, il gruppo di Fantappiè.
Tale gruppo inserisce due nuovi concetti fondamentali: fissa le dimensioni dell’universo a 5 e considera le rotazioni come movimento fondamentale in tale universo.
Ma come possiamo aver conferma della correttezza di ciò che afferma Fantappié? Per quel che riguarda le rotazioni, l’astronomia viene in nostro aiuto, difatti tutti gli oggetti nel nostro universo sono in rotazione (basti pensare alla terra, che ruota su sè stessa ed intorno al sole, e come il nostro sistema solare ruoti intorno al centro della nostra galassia e così via).
La conferma della presenza di 5 dimensioni invece ci viene data dai calcoli effettuati da Serapioni in “137 pagine di coincidenza della fisica”, in cui in modo del tutto matematico è stata calcolata l’energia di un protone se si muovesse in un’ipotetico spazio a 5D, energia poi confermata sperimentalmente dal CERN di Ginevra.
Tornando al discorso delle rotazioni, abbiamo definito come rotazione massima il raggio dell’universo. Per forza di cose, in un universo in cui tutto è in rotazione, esisterà anche una rotazione minima, che Serapioni definisce come 2πl0. Tale minuscola rotazione, non è solo la più piccola rotazione reale possibile, ma il tempo che si impiega a percorrerla corrisponde inoltre al più piccolo tempo reale: il presente.
Essendo questa un’orbita, viene da chiedersi cosa vi sia al suo interno. Per scoprirlo e potersi iniziare a muovere in tale spazio sottostante, occorrerà innanzitutto definire un’unità di tempo più piccola della più piccola unità di tempo reale. Tale tempo è l’istante.
Utilizzando il suddetto istante potremo iniziare a muoverci lungo gli assi in tale spazio, ed effettueremo un primo movimento lungo S, un secondo lungo T ed un terzo lungo S e T contemporaneamente. Troveremo così un Δt3, una velocità istantanea.
Eseguendo la medesima operazione sui rimanenti assi XYZ, troveremo un Δt4, ossia una distanza istantanea.
Essendo in uno spazio a 5D, si hanno 10 diverse possibili “coppie” di assi utilizzabili per creare rispettivamente velocità e ditanza istantanee, ossia rispettivamente 30 e 40 elementi che rappresentano tali misure nello spazio sottostante, per un totale di 70 elementi.
Inoltre, Δt3 e Δt4 diveranno la base per creare nuove misure istantanee. Abbiamo parlato dell’importanza delle rotazioni, ed anche in questo spazio sottostante vi saranno delle rotazioni, sebbene non rotazioni reali. Difatti tramite prodotto vettoriale di Δt3 e Δt4 (vettoriale poichè una rotazione dovrà seguire per forza di cose un vettore direzionale fra i due possibili) troveremo Δt7 che rappresenta una rotazione istantanea.
Successivamente, effettuando una rotazione di rotazione troveremo Δt14. Tale valore corrispondera inoltre ad una massa istantanea o oscura che dir si voglia. Non esisterà solo una di tali masse nello spazio sottostante, ma bensì 5, trovati dividendo la totalità dei 70 elementi dello spazio per i 14 necessari per formare la massa oscura.
Dovremo a questo punto calcolare l’energia di tali masse. Inizieremo calcolando la loro energia in movimento alla velocità della luce C, alla quale sottrarremo l’entropia necessaria a renderle masse ordinate. Per fare ciò utilizzeremo il coefficiente entropico calcolato da Serapioni in “la meccanica del tempo” e lo eleveremo alla 70esima potenza, il numero di elementi nello spazio sottostante.
Per avere conferma della correttezza di tale computo energetico, dovremo affidarci al rapporto empirico osservabile che esiste fra materia reale ed oscura. Tale rapporto è pari a 0,689 ed è calcolato osservando le orbite di vari corpi celesti, che deviano sempre leggermente rispetto a ciò che si otterrebbe solamente tramite la massa reale.
Calcoleremo a tale fine l’entropia reale, elevando il coefficente entropico alla 90esima potenza invece che alla 70esima dello spazio sottostante, tenendo a mente che questo calcolo serve solo per dare conferma matematica alla nostra intuizione, poichè le masse reali sono, per loro natura, già ordinate.
Come dimostrato da Serapioni, il rapporto da noi calcolato differisce da quello osservabile di solo 2‰, dando ulteriore credibilità alla sua teoria.
Infine forse il più interessante aspetto della teoria di Serapioni e ciò che la differenzia da Fantappiè, è la presenza del minuscolo angolo θ. Tale angolo, ricavato attraverso lo studio del legame istantaneo che esiste fra un’orbita a 2D ed una sfera a 3D cava come descritto nella congettura di Poincaré e calcolato attraverso l’uso del numero di Dirac, permette di descrivere un’orbita reale e non più astratta come quelle presentate da Fantappiè. Difatti un’orbita che, per sua natura, conterrà per forza di cose π non potrà che avere un valore approssimato definito arbitrariamente. L’inserimento di θ, rende il valore decimale di π talmente piccolo da poter essere a tutti gli effetti ignorato nei calcoli, descrivendo così un’orbita reale